Stamattina, sempre in riferimento al dibattito che ha visto protagonista nei giorni scorsi ilPomodoro di Pachino Igp, è intervenuto come ospite al programma televisivo “Agorà” di Andrea Vianello, il responsabile della comunicazione delConsorzio di tutela Igp Paolo Meli che, durante la trasmissione ha cercato di chiarire e spiegare la confusione soprattutto terminologica che si è creata su questo prodotto.
In effetti, il problema di fondo, spiega Meli, è puntualizzare sul significato e sull’uso/abuso che si è fatto del pomodoro di Pachino Igp. Il marchio “IGP pomodoro di Pachino” è l’unico requisito che permette ad un pomodoro di essere chiamato senza ambiguità Pomodoro di Pachino”. Altri prodotti provenienti da altre località geografiche, seppure con simile forma, non possono fregiarsi di tale nome, che è ricoperto da marchio di qualità registrato ai sensi delle norme UE.
Parlare di “Pomodoro Pachino” riferendosi ad una tipologia di pomodoro (ciliegino) è fuorviante e ingenera confusione.
“ Infatti – continua ancora Meli – è come se parlassimo del formaggio di Parma riferendoci genericamente al Parmigiano Reggiano” sottolineando che tutto il resto del pomodoro che non viene prodotto nella zona di tutela, ovvero Pachino, deve essere indicato come pomodoro generico, non come erroneamente si definisce “ciliegino o pomodoro di Pachino”.
Pachino non è un appellativo di qualità, ne tanto meno una varietà di pomodoro, è il nome di una cittadina nel cui territorio, e solo in quello, viene prodotto l’eccellente pomodoro di Pachino IGP.
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